Il viaggio inizia nel padiglione auricolare e nel condotto uditivo. I suoni vengono convogliati dal padiglione auricolare verso il timpano.
Le vibrazioni provenienti dal timpano arrivano all’orecchio interno attraverso il fluido contenuto nella coclea.
Le pareti della coclea sono ricoperte da cellule ciliate che sono dotate di terminazioni nervose e vengono stimolate dal movimento del liquido. Questi stimoli vengono trasmessi sotto forma di impulsi elettrici al tronco cerebrale.
Il tronco cerebrale è la prima tappa del suono all’interno del cervello. In questa fase i suoni vengono decifrati e ne viene determinata la durata, l’intensità e la frequenza.
La tappa successiva è il talamo, il centro di gestione del cervello. Il talamo interpreta le informazioni e le invia alla corteccia cerebrale.
L’ultimo passaggio è la corteccia cerebrale. Il messaggio sonoro è in gran parte decifrato ma la corteccia cerebrale aggiunge il significato ai suoni.
Quando viene meno una corretta stimolazione sensoriale anche il cervello “si inceppa”, tanto che esiste un circolo vizioso a due direzioni che unisce il calo dell’udito e il declino cognitivo.
I dati mostrano infatti che non sentire più bene aumenta di tre volte il rischio di deficit cognitivi, ma anche che in tre casi di demenza su quattro c’è un calo dell’udito.
Qualunque sia la causa del circolo vizioso resta il dato, schiacciante: un deficit uditivo lieve, moderato o grave aumenta, rispettivamente, di 2, 3 e 5 volte la probabilità di deterioramento cognitivo.